del Dott. Orazio M. Valastro, Sociologo
L’ascolto del Sé esistenziale
Iniziamo a considerare quelle peculiarità che partecipano alla caratterizzazione del concetto di counseling, cogliendo alcune connessioni teoriche e valutando le prospettive degli approcci fondati sulla centralità e sulla multireferenzialità della persona, rispettivamente attribuibili a Carl Ransom Rogers e René Barbier, nell’ambito della relazione d’aiuto, la formazione e lo sviluppo della persona, il sostegno a persone in difficoltà.
Possiamo definire e sintetizzare la figura di Rogers, consapevoli della parzialità di ogni sintesi, come uno psicologo umanista e clinico, innanzi tutto umanista poiché interessato ad un approccio centrato sulla persona (Rogers, 2001) alla ricerca della dinamica del cambiamento nella personalità, al fine di sostenere ed accompagnare l’individuo verso una vita piena, educando allo sviluppo della persona attraverso un ascolto consapevole di sé. Il bisogno sociale, compreso e preso in esame da Rogers, nel suscitare il processo creativo degli individui, è correlato ad una condizione di centralità della persona irrinunciabile per l’affermazione di quest’ultima. Le condizioni per lo sviluppo di una creatività costruttiva che sostengono l’espressione di sé, l’immaginazione e l’autodeterminazione della persona, sono date dal sentimento di essere psicologicamente tutelato, l’accettazione incondizionata dell’individuo, e dalla comprensione empatica che consente l’astensione dal giudizio (Nathalie Rogers, 2004).
Una pedagogia che valorizza queste prerogative, nell’educazione allo sviluppo della persona (Rogers, 1966) e nell’animazione dei gruppi, sostiene dei dispositivi di formazione innovativi fondando una ricomposizione dei valori pedagogici nella relazione e nella tutela della libertà (Rogers, 1971) e del rispetto reciproco: i valori dell’ascolto (Randin, 2002), della fiducia, del riconoscimento incondizionato dell’altro. Possiamo individuare una relazione comune tra pensiero clinico e pedagogico nell’intento comune di facilitare e sostenere il cambiamento, l’apprendimento e la crescita personale: l’avvento di una nuova persona creatrice della sua vita, una vita aperta verso il possibile affinché trovi il proprio cammino (Barbier, 2001). Riscontriamo inoltre un importante riconoscimento, in ambito pedagogico, della portata politica della proposta di un approccio fondato sulla centralità della persona: il cambiamento del mondo passa innanzi tutto attraverso il cambiamento della persona nelle relazioni con se stessa, gli altri ed il mondo (Barbier, 2001).
Un approccio trasversale, fondandosi anch’esso sulla centralità e sul cambiamento della persona, c’invita a riflettere sulla valenza dell’ascolto mitopoetico, sviluppato nell’ambito d’orientamenti clinici e terapeutici. L’ascolto dell’altro, persona, gruppo o comunità, nella relazione e nella comunicazione, sostiene il cambiamento personale integrando quella trasversalità che caratterizza la struttura stessa dell’esistenzialità del soggetto (Barbier, 1997). Una trasversalità che sollecita un ascolto sensibile e consapevole di sé rispetto ad un immaginario complesso, sul piano delle pulsioni, e su quello sociale e sacrale, stimolando una modalità comprendente che consideri la totalità della vita in atto della persona attraverso una visione multireferenziale in grado di articolare un ascolto scientifico-clinico, filosofico-spirituale e poetico-esistenziale.
L’ascolto sensibile dell’altro
Tra le molteplici e autorevoli definizioni del concetto di counseling, possiamo ricordarne e considerarne alcune, cercando di mettere in evidenza delle peculiarità specifiche:
- l’orientamento e il sostegno allo sviluppo delle potenzialità personali, collocano l’intervento professionale nell’ambito della risoluzione del conflitto esistenziale e del disagio emotivo che compromettono l’espressione compiuta e creativa della persona (Società Italiana di Counseling);
- il sostegno allo sviluppo delle potenzialità si caratterizza, inoltre, come un processo d’apprendimento attraverso un’interazione tra due persone finalizzata allo sviluppo della propria consapevolezza personale, agendo sulle emozioni e sui pensieri (Associazione Italiana di Counseling);
- questa stessa interazione supporta un processo relazionale che diviene opportunità e sostegno ulteriore, per sviluppare risorse personali e promuovere il benessere delle persone (Coordinamento Nazionale Counsellors Professionisti);
- una finalità complementare è, conseguentemente, la promozione del benessere concepito come benessere psico-fisico e socio-ambientale degli individui, dei gruppi e delle comunità (Registro Italiano dei Counselor).
Possiamo elencare infine le seguenti peculiarità del counseling:
- processo relazionale;
- consapevolezza di sé;
- sviluppo potenzialità risorse;
- benessere psico-fisico e socio-ambientale.
Confrontando queste definizioni con un approccio sistemico pluralista, possiamo continuare a collocare la nostra riflessione in una prospettiva che considera come “il counseling è una professione d’aiuto che, attraverso la relazione fra professionista e cliente (individuo, famiglia o gruppo), mira a migliorare la qualità della vita, a facilitare processi di cambiamento e a rinforzare percorsi evolutivi valorizzando sia le risorse sia le relazioni con l’ambiente circostante” (Edelstein, 2007, p. 21). Le variabili messe in luce da questa definizione - a) la relazione d’aiuto e una professione d’aiuto, b) la relazione fra professionista e cliente, c) i processi di cambiamento, d) i percorsi evolutivi, e) la valorizzazione delle risorse, f) le interconnessioni con l’ambiente circostante (Edelstein, 2007, p. 177-178) - tengono presenti la rilevanza del sistema nel quale si collocano gli attori e le relazioni che li interessano, valutando il lavoro di co-costruzione delle attribuzioni di significati come elemento cardine dell’attivazione dei processi di cambiamento in un sistema relazionale. Le prerogative di un approccio sistemico pluralista nella relazione d’aiuto sono in ultima istanza: “costruire cambiamenti desiderati in situazioni conflittuali e di disagio relazionale; facilitare il superamento delle crisi di transizione, permettendo la crescita e lo sviluppo; agevolare l’elaborazione di eventi traumatici o luttuosi, aprendo lo spazio a nuove emozioni; aiutare nelle scelte e nei processi decisionali, ampliando gli orizzonti; accompagnare processi evolutivi e comunicativi, migliorando la qualità della vita” (Edelstein, 2007, p. 178-184).
Coerentemente con queste peculiarità, possiamo assegnare un valore predominante all’incontro e alla comunicazione, concependo la persona come unità esistenziale e categoria etica. Questo ci avvicina alla concezione mitopoetica di René Barbier che rifiuta una visione della persona considerata unicamente rispetto al proprio habitus sociale, entità già costituita, quindi, contrastando in sostanza un approccio socio-politico e riduttivo che rimuove la dimensione spirituale, emotiva, poetica e creatrice, delle donne e degli uomini. Riconoscendo questa pluralità esistenziale e trasversale nel processo relazionale, integrando altresì l’immaginario radicale e sociale che sostiene il processo creativo delle persone, s’individua in questo stesso processo un ruolo dinamico che facilita il cambiamento esistenziale.
Nella relazione d’aiuto, concepita in quanto ascolto della sofferenza dell’altro nell’ambito della comunicazione, l’ascolto mitopoetico introduce un ascolto sensibile e multireferenziale in quanto presuppone un’apertura verso l’altro, un’apertura verso il suo “universo simbolico e immaginario” (Barbier, 1997, p. 152). Noi ascoltiamo animati da nuclei d’interesse costituitisi nel corso della nostra vita e attraverso le istituzioni che abbiamo attraversato, manifestazione non cosciente dell’habitus che riproduce le strutture sociali originarie di cui abbiamo dimenticato le origini. Ci apriamo verso l’altro seguendo una direttività interna sociologicamente e psicologicamente determinata, sottovalutando la dimensione del ricevere nell’ascolto in quanto ascolta colui il quale è in grado di “desiderare ascoltare il desiderio dell’altro” (Barbier, 1977, p. 155).
L’ascolto sensibile conferisce al concetto di sensibilità una sua specifica caratteristica: la sensibilità si definisce pertanto come “un’empatia generalizzata rispetto a tutto ciò che vive e a tutto ciò che è” (Barbier, 1977, p. 288). Un ascolto che si apre al significato del nostro collocarci ed essere nel mondo, vissuto e simbolico, all’interno di un sistema di riferimento, gruppo o istituzione, al nostro desiderio di essere autonomi e al tempo stesso stabilire o ristabilire connessioni, creare o ricreare dei legami sociali, ricollegandosi a noi stessi e al mondo attraverso gli altri, ricercando legami significativi (Bolle De Bal, 1988).
Possiamo differenziare diversi tipi di sensibilità:
- sensitiva, una sensibilità che si fonda sulle sensazioni nei rapporti percettivi della persona nei confronti del mondo;
- affettiva, un’esplosione di emozioni rispetto a situazioni che sconvolgono le strutture costituite;
- intuitiva, una sensibilità che rivela quella parte collegata ma ancora non cosciente dell’essere al mondo e si esprime attraverso la creazione simbolica e mitopoetica;
- noetica, l’espressione di una persona che può andare molto lontano nella realizzazione del suo processo d’individuazione e coscienza attiva del Sé.
Un ascolto mitopoetico dell’immaginario
Il processo relazionale e l’incontro nella sua immediatezza, la presenza all’altro, l’istante presente come fondamento di un approccio sulla centralità della persona, può integrare un ascolto sensibile potenziando un’altra condizione fondamentale: la libertà della persona nella relazione (Rogers, 1961). L’ascolto sensibile prima di situare una persona rispetto al suo ruolo e al suo statuto sociale, invita a riconoscere la persona in quanto “essere, nella sua qualità di persona complessa dotata di una libertà e di un’immaginazione creatrice” (Barbier, 1977, p. 293). Aprirsi ad un ascolto sensibile dell’altro consente di sostenere la libertà e la creazione, rapportandosi ad un approccio clinico e terapeutico incentrato sulla persona, rifiutando al tempo stesso la violenza simbolica esercitata dalla figura del terapeuta. Nella terapia incentrata sulla persona si è manifestato questo fondamentale cambiamento del paradigma antropologico e terapeutico, concependo l’essere umano come persona. L'approccio trasversale di René Barbier, concepito come ascolto scientifico e mitopoetico fondato sulla persona, entità in relazione con se stessa, gli altri ed il mondo, sostiene la centralità della persona portatrice di questa complessa relazione con il mondo e le cose del mondo.
L’approccio trasversale ci permette di riconoscere la dimensione mitopoetica del soggetto, “gli psicoterapeuti hanno riconosciuto poco alla volta il valore e la valenza mitopoetica nella cura”(Barbier, 1997, p. 198), come possibilità di un soggetto nuovo, in grado di riequilibrare la visione della società, di se stesso e del mondo, e questo significa riconoscere e integrare l’immaginario come funzione psichica e della creatività simbolica (Yves Durand, 1988), dinamismo prospettico che attraverso le stesse strutture del progetto immaginario tenta di migliorare la situazione dell’uomo nel mondo.
Come ascoltare questo immaginario? Rendendo operanti tre tipi di ascolto:
- scientifico-clinico, caratterizzato dal suo approccio centrato sul soggetto attraverso la metodologia della ricerca azione esistenziale e comunitaria;
- poetico-esistenziale, un’ermeneutica instaurativa che concepisce la persona dotata d’immaginazione e il suo modo di essere, creare, immaginare, inventare;
- spirituale-filosofico, ascolto dei valori e del significato della vita negli individui, nei gruppi e nelle comunità.
Un ascolto mitopoetico si delinea attraverso questi tipi d’ascolto che si aprono verso altrettante forme dell’immaginario che devono essere messe in relazione:
- un immaginario personale-pulsionale, come origine, processo e risultato che si fonda sulle pulsioni dell’essere umano;
- un immaginario sociale-istituzionale, creazione di significazioni sociali e dinamica dei rapporti di forza e significati;
- un immaginario-sacrale, impatto delle forze ed energie che ci attraversano senza poterle controllare.
L’ascolto come presenza meditativa
Non trascuriamo come l’approccio centrato sulla persona, si sia sviluppato dal concetto di non-direttività nella relazione d’aiuto e nel colloquio in abito clinico e terapeutico. Un approccio non-direttivo si distingue da un approccio direttivo nei seguenti punti fondamentali (Blanchet, 1985):
- facilita l’espressione della persona come attitudine e stile generale d’intervento nella relazione d’aiuto e nel colloquio;
- gli interventi del counselor sono incentrati sulla persona e non sul problema della persona;
- favorisce una presa in carico da parte della persona per stimolarne una richiesta d’aiuto la cui finalità è il cambiamento, lasciando alla persona la libertà di scegliere gli obiettivi;
- la richiesta di aiuto crea una situazione di dipendenza la cui delucidazione favorisce il buon esito della terapia.
Un approccio non-direttivo presuppone inoltre alcune condizioni:
- l’obiettivo di un cambiamento deve essere compatibile con la situazione concreta della persona;
- lo stato di tensione può facilitare una risoluzione di conflitti e si sviluppa a partire delle pulsioni e dai conflitti con il gruppo sociale d’appartenenza;
- l’impossibilità della persona di trattare da sola le tensioni nate dal conflitto che subisce e che le alimenta.
Molti dibattiti sono stati suscitati dal concetto di non-direttività posta come attitudine e abilità nell’intervento clinico, insistendo sull’ambito metodologico e sulle sue proprietà formali. Sulle tracce di questo dibattito, in merito alla formalizzazione di una metodologia della non-direttività, è maggiormente importante considerare la centralità della persona ed il suo contributo al cambiamento nella concezione contemporanea del pensiero scientifico.
Possiamo tuttavia seguire e introdurre un’altra riflessione che ci collega al contributo di un pensiero che permette di articolare complessità e implicazione, espresso dalla nozione d’im-plessità riferita ad una metodologia del pensiero complesso, opposta ad una cultura ed un sapere enciclopedico parcellizzato (Barbier, 1997, p. 160). L’im-plessità definita come “dimensione del carattere complesso delle implicazioni, complessità largamente opaca ad una interpretazione” (Barbier, 1997, p. 164), sostiene una riflessione ulteriore sul rinnovamento realizzatosi nell’ambito scientifico e clinico venendo meno le frontiere che differenziavano l’osservazione oggettiva e l’implicazione soggettiva degli attori coinvolti.
La capacità di coniugare e articolare complessità e implicazione si collega al termine di referenza concepito come “nucleo di rappresentazioni” riferite all’ambito del simbolico, delle istituzioni e delle organizzazioni, dell’ideologia e del sacro, insieme alle caratteristiche transpersonali, concepite come superamento di sé in tutte quelle attività simboliche e artistiche, irriducibili a qualsiasi interpretazione scientifica ed inseparabili dal nucleo di riferimento dei valori ultimi del soggetto (Barbier, 1997, p. 161).
Possiamo differenziare una multireferenzialità interna ed esterna:
- la prima, interna, intesa come non trasparenza delle referenze che un soggetto dotato di desiderio sviluppa durante i suoi molteplici itinerari esistenziali, è esaminata con un approccio comprendente, fenomenologico ed ermeneutico;
- la seconda, esterna, rinvia a reti simboliche di riferimenti teorici, sistemi di concetti scientifici e visioni fiolosofiche del mondo.
L’ascolto diventa quindi sensibile e trasversale, (Barbier, 1997, p. 165) nel tentativo di fare coesistere esistenzialità interna del soggetto e multireferenzialità interna ed esterna, aprendosi in questo modo alla totalità della persona sensibile e multireferenziale come presenza meditativa, coscienza di essere ed esserci.
L’empatia nel processo relazionale e nella comunicazione assume, con l’ascolto sensibile, un’accezione particolare, diventa presenza meditativa rispetto alla centralità della persona (Barbier, 1997, p. 298), caratterizzata come auto-maieutica-implicazionale (Barbier, 1997, p. 164) in grado di salvaguardare la libertà della persona e considerare la trasversalità esistenziale esplorando “diverse implicazioni personali nell’ottica di una delucidazione euristica”(Barbier, 1997, p. 164).
Possiamo cogliere nell’approccio transversale uno specifico contributo alla nostra consapevolezza sulle problematiche metodologiche del colloquio e dei processi di comunicazione, avendo appreso come sia indispensabile verificare le credenze ed i sistemi di rappresentazione che fanno maturare la scelta della persona (Arcuri, Pizzini, 2000): l’integrazione euristica ed ermeneutica dell’esistenzialità interna ed esterna, a partire della quale maturano scelte e orientamenti capaci di aprirsi al possibile e al cambiamento.
Equipe multidisciplinare e approccio transversale
La complessità dell’immaginario è considerata, inoltre, rispetto alla propria transversalità, definita come “rete simbolica specifica, dotata, in relazione e in proporzioni variabili, di una componente strutturale-funzionale in interrelazione con una componente immaginaria, relativamente strutturata e stabile” (Barbier, 1997, p. 313).
Una transversalità fantasmatica: l’immaginario pulsionale, i fantasmi degli individui o dei gruppi sociali che si manifestano nella manifestazione e nell’esperienza dell’Eros, attrazione del vivente verso il vivente; di Thanatos, processo di decostruzione dal complesso verso l’elementare; e di Polémos, la dinamica del desiderio di confrontarsi.
Una transversalità istituzionale: la rete simbolica socialmente riconosciuta suscitata dall’immaginario sociale secondo una logica dialettica che mette in tensione istituito ed istituente nel processo d’istituzionalizzazione.
Una transversalità noetica: afferma simbolicamente il gioco dell’immaginario sacrale rispetto al mistero dell’essere al mondo.
L’ascolto transversale dell’immaginario così differenziato, interpreta una pluralità esistenziale fondata sulla centralità della persona, il vissuto, i discorsi e le pratiche concrete degli individui, dei gruppi e delle organizzazioni, unitamente all’immaginario radicale e sociale.
Confrontarsi con una simile problematica significa, nel contesto di un intervento multidisciplinare, sviluppare delle capacità di lavoro in équipe che ci permettono di aprirci “ad una sensibilità interculturale, transdisciplinare, pluriesistenziale, fondandosi al tempo stesso sulla relativa padronanza di una o più discipline scientifiche o esperienze umane significative, opposte e complementari” (Barbier, 1977, p. 314).
Questo implica, insieme alla prospettiva dell’ascolto sensibile e mitopoetico nella centralità della persona, un’implicazione che si caratterizza come presenza meditativa in grado di renderci consapevoli e abbracciare, gli uni e gli altri, una visione multirefenziale, una pluralità delle prospettive, modi di vedere e ascoltare, della persona:
- la sua relazione al gruppo, all’organizzazione e all’istituzione;
- il suo vivere lo spazio ed il tempo, il modo di situarsi nello spazio e nel tempo storico, economico, sociale e politico, culturale e psicologico, biologico e cosmico;
- i suoi riferimenti teorici, modi di interpretare e attribuire significati e senso.
Conclusioni
L’analisi istituzionale rivolta al cambiamento sociale (Ardoino, 1980) ha messo in discussione strutture e sistemi, valori e progetti politici, valutando la valenza della ricerca azione istituzionale (Barbier, 1978) rispetto alle pratiche collettive degli attori di un sistema sociale. Questo ha determinando l’esigenza di sviluppare, in seno al dibattito sulla trasferibilità delle esperienze nell’ambito della ricerca azione, un approccio ermeneutico, analitico ed interpretativo, sostenendo una maggiore consapevolezza rispetto alla necessità di mettere in relazione una pluralità di prospettive (Ardoino, 1980). Un approccio sistemico pluralista è in questa accezione dischiuso al ruolo dell’immaginario nel sistema relazionale nel quale è collocato, laddove il paradigma sistemico ritrova e focalizza il progetto umano ed esistenziale partendo dalle storie e dalle relazioni, rivelando il divenire delle donne e degli uomini che al tempo stesso diventano letture plurali di “un’antropologia del progetto”, articolando differenti dimensioni (Boutinet, 1990): biologica, la necessità vitale; fenomenologica, la condizione esistenziale; prasseologica, prospettiva pragmatica; ed etnologica, possibilità culturale. L’approccio transversale di René Barbier sviluppa e considera l’asse mitopoetico di un ascolto sensibile nella relazione d’aiuto, riconoscendo “la potenza dei simboli e dei miti nella vita individuale e sociale” (Barbier, 1997, 317), senza tuttavia sottovalutare l’asse politico composto da componenti sociali e materiali, politiche e giuridiche, libidinali e ideologiche, comunicative e spazio-temporali. L’ascolto mitopoetico colloca l’immaginario in relazione al mito, attualizzato e ritradotto nella pratica degli individui e dei gruppi sociali, ed alla dimensione poetica, sensibile a qualsiasi forma di simbolismo creativo, emergente ed istituente, che in un contesto di ricerca azione esistenziale (Barbier, 1997) considera la comprensione e l’interpretazione della transversalità intesa come esistenzialità interna nella quale maturano scelte e orientamenti capaci di aprirsi al possibile ed al cambiamento.
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www.associazionereico.it
Shinui - Centro di Consulenza sulla Relazione
www.shinui.it
Società Italiana di Counseling (S.I.Co.)
www.counseling.it
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