venerdì 19 aprile 2019

Visiologia. Un contributo socioclinico alla neuroscienza della meditazione - di René Manusardi


€25.00 sc. €23.00

FORMATO A5

PAGINE 366

ISBN 978-88-3300-081-7

PRIMA EDIZIONE SETTEMBRE 2018


Descrizione prodotto

VISIOLOGIA, è un neologismo della sociologia clinica neuromeditativa che verifica, attraverso una riflessione critica di taglio fenomenologico e antropologico, la “manifestazione della coscienza” nel corso delle tecniche meditative. È quindi una scansione sulla “auto-coscienza” e una ricerca socioclinica sulla “neuroscienza della meditazione” (Gyatso 2005), più che un contributo a quel “problema difficile della coscienza”, che attanaglia da decenni il mondo scientifico interdisciplinare in quanto è in grado di analizzare “la realtà della coscienza” solo nella prospettiva riduzionista di “produzione neuronale”, o in quella antiriduzionista di “vissuto cosciente”. Il volume è, inoltre, fornito di una rilevante parte introduttiva sulla figura del sociologo clinico e sulla Relazione d’aiuto socioterapica, nonché di una corposa parte finale dedicata a metodologie e tecnologie meditative di interesse socioclinico.

René Manusardi (1960), Sociologo Professionista ad indirizzo clinico e criminologo della Associazione Nazionale Sociologi, è Professore Titolare di Sociologia clinica e Socioterapia all'Università Popolare UNISED, Università Internazionale di Scienze della Sicurezza e della Difesa sociale. Svolge attività di ricerca teorica e sperimentale nel campo della Meditazione e delle sue applicazioni cliniche, salutistiche, aziendali e sportive. Insegna zen training, meditazione cristiana, sport del ring, arti marziali occidentali. Sotto supervisione medica, all'interno di una équipe sociosanitaria, propone la sua esperienza socioclinica integrandola attraverso core skills e soft skills nella mansione accreditata di MFT, da lui esercitata presso una RSA della Regione Lombardia. Libri pubblicati: Meditazione Cristiana (2017), La Mistica del Silenzio (2014), Scienza Noetica per Manager (2010), L’Arte Zen della Direzione aziendale (2008), ed è coautore di L’Arte del Duello (2008).

martedì 3 luglio 2018

IL PENSIERO CHE NON NASCE DAL SILENZIO FA MALE


 Riflettere sulla propria esistenza, sugli eventi della storia personale può essere dannoso se questi pensieri emotivi non sono accompagnati dalla pratica del silenzio. Eppure, imporsi un silenzio forzato con un atto di volontà sovrumana non fa che aggiungere danno a danno, infatti il pensiero esagitato e gli eccessi della autoanalisi non si possono sradicare con atti di autoviolenza.

 La prima educazione al silenzio è l'immersione nella natura, ascoltando la sua voce, i suoi rumori, il canto degli uccelli, il fruscio del vento, il rigoglio del torrente e il respiro del mare che si impadroniscono e scorrono in noi per pulirci dal pensiero impazzito e dalle scorie dell'esistenza.

 Questo è solo il primo passo, il guado obbligatorio per introdurci in quella libertà interiore che ci farà conoscere l'armonia del creato fino a condurci alla presenza di Dio: 

 "Come la cerva anela ai corsi d'acqua, 
così l'anima mia anela a te, o Dio. 
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: 
quando verrò e vedrò il volto di Dio?". (Salmo 41,1)

mercoledì 29 novembre 2017

Trascorrere un quarto d'ora da soli ogni giorno migliora l'umore e allevia lo stress


Di Francesca Biagioli per Greenme.it 

Spesso consideriamo la solitudine come qualcosa di negativo. In realtà questa condizione, ovviamente se scelta e goduta e non subita, ha anche molti risvolti positivi. Una nuova ricerca svela, ad esempio, i vantaggi di passare ogni giorno un quarto d’ora da soli dedicandosi ad attività come lettura, meditazione o semplicemente pensando.
Un team di ricerca americano, che ha visto pubblicati i risultati del suo studio sulla rivista Personality and Social Psychology Bulletin, sostiene che bastano 15 minuti al giorno in solitudine per riscontrare notevoli vantaggi sull’umore e sulla gestione delle emozioni negative.
Non si deve però stare soli a rimuginare ma compiere attività positive come ad esempio leggere un bel libro, praticare meditazione e yoga ma anche semplicemente pensare. Questo tempo completamente dedicato a se stessi e al proprio benessere avrebbe ripercussioni positive sul nervosismo e sullo stress alleviando le tensioni. Sembrerebbe dunque un mezzo semplice che tutti abbiamo a disposizione per ricaricarci un po’ dalle fatiche della giornata.
Gli studiosi dell'Università di Rochester (New York) per arrivare ad affermare questo hanno preso a campione 114 adulti che sono stati fatti stare soli per 15 minuti dopo aver intrattenuto una conversazione nei 15 minuti precedenti. Trascorso il tempo gli è stato chiesto di compilare dei questionari. Si è visto così che i partecipanti avevano provato meno agitazione, nervosismo, sofferenza e in generale le emozioni negative erano minoritarie rispetto a quelle di benessere.
In un secondo esperimento i ricercatori hanno esaminato le reazioni di 108 partecipanti che avevano trascorso un quarto d’ora in solitudine a pensare o a leggere. Si è visto così che in entrambi i casi le persone ne avevano guadagnato in relax. 
La controprova è avvenuta con un terzo esperimento condotto su 173 persone che hanno trascorso un quarto d’ora da sole ogni giorno per una settimana non facendolo poi nella settimana successiva. Anche in questo caso si è visto che trascorrere del tempo da soli è in grado di regalare un maggior relax e sensazioni positive.
Si è stabilito in 15 minuti quanto necessario a godere dei benefici della solitudine, andare oltre quel tempo, infatti, in alcuni casi faceva subentrare una sensazione di malinconia e malessere.
Naturalmente quando si parla di vantaggi della solitudine si fa riferimento alla solitudine attiva, ovvero quella voluta dalla persona stessa e non all'isolamento sociale, condizione che spesso vivono gli anziani e che è tutt’altro che positiva per la salute.
Se da una parte, dunque, la solitudine mette a rischio la socialità dall’altra offre dei vantaggi. Anche in questo caso è importante raggiungere il giusto mezzo tra lo stare da soli e la vita in comunità.