martedì 3 luglio 2018

IL PENSIERO CHE NON NASCE DAL SILENZIO FA MALE


 Riflettere sulla propria esistenza, sugli eventi della storia personale può essere dannoso se questi pensieri emotivi non sono accompagnati dalla pratica del silenzio. Eppure, imporsi un silenzio forzato con un atto di volontà sovrumana non fa che aggiungere danno a danno, infatti il pensiero esagitato e gli eccessi della autoanalisi non si possono sradicare con atti di autoviolenza.

 La prima educazione al silenzio è l'immersione nella natura, ascoltando la sua voce, i suoi rumori, il canto degli uccelli, il fruscio del vento, il rigoglio del torrente e il respiro del mare che si impadroniscono e scorrono in noi per pulirci dal pensiero impazzito e dalle scorie dell'esistenza.

 Questo è solo il primo passo, il guado obbligatorio per introdurci in quella libertà interiore che ci farà conoscere l'armonia del creato fino a condurci alla presenza di Dio: 

 "Come la cerva anela ai corsi d'acqua, 
così l'anima mia anela a te, o Dio. 
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: 
quando verrò e vedrò il volto di Dio?". (Salmo 41,1)