martedì 15 luglio 2014

Meditazione spa - La Meditazione si afferma nel mondo degli affari


di Enrico Franceschini, Londra (UK)


   Da qualche tempo quando squilla il telefono negli uffici della YogaAt, rinomata scuola di yoga londinese, all'altro capo del filo c'è spesso un' azienda. «Il nostro business sta crescendo grazie al business», si felicita James Muthana, un ex-banchiere che dopo dieci anni di adrenalina nella City ha fondato e ora dirige una società che insegna meditazione e altre tecniche di rilassamento. «C'è una crescente incertezza nel mondo degli affari», spiega. «E le grandi corporation cominciano a capire che non basta attirare dipendenti di talento, bisogna anche conservare e tenere in forma quel talento». 

   Per questo imprese come la First Direct (banca), la Taj Hotels (catena di alberghi), il West Ham United (squadra di calcio della Premier League) e tante altre vanno a bussare alla sua porta. Spaventato dalla più grave crisi del dopoguerra, tutto a un tratto il capitalismo occidentale cerca ispirazione e sollievo da un consulente che fino a non molto tempo fa sarebbe sembrato sconsigliabile: lo spiritualismo orientale. Non succede solo a Londra, bensì in tutta Europa e negli Stati Uniti, oltre all' Asia, naturalmente, che a simili concetti ci era arrivata prima. 

   Non ci sono statistiche esatte su quante compagnie offrono corsi, momenti o spazi di meditazione al proprio staff sul posto di lavoro, ma dal 2010 un quarto delle maggiori aziende americane hanno lanciato programmi di "riduzione dello stress", afferma un rapporto della società di analisi di mercato Aon Hewitt. Nella Silicon Valley californiana iniziative del genere spopolano: da Google a Twitter a LinkedIn, non c'è società legata a internet che non riservi attenzione a pratiche del genere. A cominciare dalla Apple, naturalmente, il cui fondatore Steve Jobs era, da giovane, un buddista zen praticante e l'anno scorso, poco prima di morire, rivelò al suo biografo Walter Isaacson i vantaggi della meditazione per la sua azienda. 

   Del resto non lo diceva solo Jobs, ormai ci sono studi scientifici a testimoniarne i benefici: secondo un' indagine della facoltà di medicina della Duke University, un'ora di yoga alla settimana riduce di un terzo i livelli di stress tra il personale di una società. Gli studiosi hanno scoperto che meditare fa scendere il livello del cortisolo, un ormone collegato allo stress: perciò, quando il cortisolo cala, la mente si calma, acquista lucidità e può concentrarsi meglio. «Se i lavoratori o gli impiegati di uno stabilimento sono più tranquilli interiormente, saranno anche più produttivi nel lavoro, più pronti a prendere iniziative e a cercare un aspetto positivo in tutto quello che fanno», osserva William George, ex-broker della Goldman Sachs, la banca d'investimenti più grande del mondo, che ha cominciato a scrivere una rubrica sulla Harvard Business Review, la più prestigiosa rivista d'affari del pianeta, sui giovamenti di meditazione ed esoterismo per l'economia di mercato. 

   Né il fenomeno si limita alla California e alle web-companies. La Aetna, una della principali compagnie sanitarie d'America, ha iniziato a organizzare seminari di yoga e meditazione per i suoi lavoratori. «Ogni mattina faccio la mia asana, la mia pranayama e i miei canti Vedici prima di sedermi alla scrivania», racconta il suo amministratore delegato Mark Bartolini. «È il mio programma di wellness. Mi ha aiutato a diventare una persona e un businessman migliore». E chi varcasse la porta giusta della General Mills, gigante americano dell'alimentazione, da cui escono i cereali Cheerios e i gelati Haagen-Dazs, ogni martedì a una certa ora troverebbe qualche decina di team leader e dirigenti che meditano silenziosamente tutti insieme a gambe incrociate su dei tappetini. Entrate in una sala conferenze della medesima azienda un po' più tardi e incontrereste una cinquantina di senior manager in piedi su una gamba sola, con le braccia in fuori, nella nota posizione dell'albero: non sono impazziti, fanno yoga. 

   In ogni edificio del campus (nessuno le chiama più fabbriche, come se fosse diventata una parola obsoleta o una parolaccia) della General Mills, in effetti, c' è una stanza per la meditazione, equipaggiata con cuscini e tappetini, dove i dipendenti possono entrare quando vogliono per pochi minuti di relax mentale tra una riunione e l'altra. È una svolta culturale che ha trasformato in pochi anni questa multinazionale del cibo, una delle Fortune 200, ossia delle duecento più grandi società americane, nell'avanguardia di un movimento che sta ridisegnando il mondo aziendale. 

   Meditazione e yoga, i fondamenti del buddismo, dell' induismo e di altre filosofie-religioni asiatiche, hanno infiltrato i vertici di alcune delle più importanti corporation del globo, afferma infatti il Financial Times. Certo, erano in parecchi a dire che il capitalismo deve cambiare, dopo il grande crack globale del 2008. Ma pochi si aspettavano un cambiamento di questo tipo, quasi una conversione a un nuovo modello di pensiero: modello ancora minoritario, beninteso, ma in espansione costante. «Non è una conversione religiosa», precisa Mike Martiny, capo ufficio stampa della General Mills. «Io non mi considero certamente un buddista.  Il ricorso a yoga, meditazione e spiritualismo orientale può avvenire con un intento assolutamente laico, secolarista». Si tratta solo di imparare tecniche che esistono da secoli, ma che in Occidente non erano ancora arrivate, perlomeno non nel settore pragmatico e scettico del big business. 

   «Cerchiamo di insegnare alla nostra mente a essere più concentrata, a vedere le cose con più chiarezza,a lasciare spazio per la creatività e a connettersi meglio con l'esterno», assicura Janice Marturano, vicepresidente dell'azienda di cereali e gelati Usa e fondatrice del programma anti-stress. «Avere compassione per noi stessi e per tutti quelli che ci stanno intorno, ecco di cosa parlo», soggiunge. Compassione? Nell'ambiente di squali e tigri del capitalismo? Sembra di sentire il risolino di scherno che farebbero Gordon Gekko, lo spietato banchiere protagonista del film "Wall Street", e altri "padroni dell' universo" dello stesso genere, come li chiamava il romanziere Tom Wolfe. 

   Ma in fondo non c'è niente da ridere, casomai da piangere: se oggi c'è un settore dell' economia che avrebbe bisogno di redenzione, e dunque pure di un po' di compassione, è sicuramente l'alta finanza dei bonus da milioni di sterline (o dollari, o euro) e delle vere e proprie truffe (vedi scandalo del tasso Libor taroccato). È probabile che un po' di meditazione, insomma, farebbe bene anche ai banchieri. 

   Ciò non toglie che il paradosso è evidente: abbracciare lo spiritualismo orientale, un'antica tradizione che rifiuta il materialismo, renderebbe più efficiente il capitalismo occidentale, che del materialismo fa la sua religione? Eppure sta accadendo. "Search inside yourself" (Cerca dentro te stesso) si chiama il programma della Google che ha introdotto la meditazione tra migliaia di dipendenti: un programma creato da Chade-Meng Tan, consulente dell'azienda di origine cinese, che poi ha scritto un libro dallo stesso titolo sulla sua esperienza e ora va in giro a predicare il verbo della spiritualità aziendale. 

   «Non è la reinvenzione della ruota», avverte Janice Marturano della General Mills. «È semplicemente che si possono imparare un sacco di cose utili studiando con un maestro buddista. La saggezza orientale sta diventando una parte integrante del modo di fare affari anche in Occidente. Tutto qui». Tutto qui? Non sembra poco. Sarebbe una rivoluzione, se diventasse un movimento di massa e forse presto lo diventerà. Non ci credete? Basta digitare "meditazione e affari" su Google per averne la prova: il motore di ricerca vi darà 134 milioni di risultati in due secondi. Meditate, gente, meditate. 

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