lunedì 24 ottobre 2016

Rilassarsi per guarire. Lo stress può essere indagato a partire dal suo opposto, la Risposta di Rilassamento


Gli studi hanno dimostrato che l’induzione di una Risposta di Rilassamento, indipendentemente da quale tecnica venga usata, è un intervento terapeutico efficace per ridurre gli effetti clinici avversi di disturbi stress-correlati, come ipertensione, insonnia, diabete e artrite reumatoide


 È noto che sempre di più le persone ricorrono alle “tecniche di rilassamento” della mente e del corpo per contrastare gli effetti negativi dello stress e da ultimo si è osservato che esse agiscono anche sul “comportamento” dei geni. Per rendere comprensibile questo assunto dobbiamo partire dalla Risposta di Rilassamento (RR) che consiste in uno stato fisiologico e psicologico opposto alla risposta da stress. Essa in passato è stata trascurata da medici e scienziati che hanno preferito indagare sui fattori di stress e sulle sue conseguenze.

 Un recente studio, invece, condotto da un gruppo di ricercatori del Massachusetts General Hospital e Beth Israel Deaconess Medical Center della Harvard Medical School, diretti da Herbert Benson e Towia Libermann, pubblicato su “PloS ONE”, ha rilevato che gli effetti positivi delle tecniche di rilassamento sono legati ad un aumento dell’espressione dei geni che controllano la produzione di insulina e di ATPasi mitocondriale, un enzima coinvolto nella generazione di energia e che riducono anche l’espressione dei geni che modulano alcuni processi infiammatori (addirittura sino all’apoptosi e all’autofagocitosi cellulare).

 Più nel dettaglio, lo studio ha analizzato il profilo temporale di espressione di circa 22.000 geni di 26 volontari senza alcuna esperienza nelle pratiche di rilassamento. Ai volontari è stato fatto seguire un corso per l’apprendimento di una delle diverse tecniche di rilassamento disponibili, per testarne, quindi, nuovamente il profilo di espressione genica subito prima e subito dopo una seduta di rilassamento. Successivamente, i dati raccolti sono stati confrontati anche con quelli relativi a un gruppo di persone che praticava da tempo tali tecniche.

 Ebbene, i risultati sono stati estremamente interessanti dal momento che la RR aumenta l’espressione di alcuni geni correlati al metabolismo energetico, alle funzioni mitocondriali, alla secrezione di insulina; la stessa Risposta di Rilassamento è anche in grado di ridurre l’espressione di geni correlati alle risposte infiammatoria e da stress. Questo avviene, maggiormente, in coloro che praticano queste tecniche da più tempo, rispetto a chi è nuovo alla pratica.

 Gli studi hanno dimostrato che l’induzione di una RR (indipendentemente da quale tecnica venga usata, se lo yoga, la meditazione, il biofeedback o la preghiera) rappresenta un intervento terapeutico efficace per ridurre gli effetti clinici avversi legati ad alcuni disturbi stress-correlati, come ad esempio ipertensione, ansia, insonnia, diabete e artrite reumatoide. Fautore di questo tipo di approcci e studi che possiamo definire “inversi” rispetto all’interesse generale sui fattori di stress, è il Dottor Soram Khalsa, docente di medicina e già responsabile della commissione consultiva dell’Environmental Medicine Center of Excellence al Southwest College of Naturopathic Medicine di Tempe, in Arizona. Nella sua pratica come medico privato, il dottore integra la fitoterapia, la nutrizione, l’omeopatia, l’agopuntura e la medicina ambientale con la medicina internistica convenzionale. “La RR” – ha spiegato il dottor Khalsa – “si manifesta ogni volta che un individuo si concentra su una parola, un suono, una frase, una preghiera, un movimento, ignorando i pensieri di tutti i giorni”.

 Esistono pratiche di rilassamento mente-corpo millenarie in grado di indurre una RR (la meditazione trascendente, lo yoga, il tai-chi, il qi gong e alcune preghiere rituali) e pratiche più recenti e altrettanto efficaci come il rilassamento muscolare progressivo, il biofeedback e la mindfulness. Ogni volta che una di queste pratiche sollecita una RR si verificano cambiamenti biochimici caratterizzati da: riduzione del consumo di ossigeno e dell’eliminazione di anidride carbonica, riduzione della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca e respiratoria, ridotta sensibilità alla noradrenalina.

 La RR è anche in grado di modificare l’attività cerebrale sia a livello corticale che sottocorticale. Ma se lo studio qui descritto ha aperto un nuovo filone di ricerca, vale la pena ricordare che già nel 2008 la rivista dei medici americani JAMA ha pubblicato studi inerenti l’efficacia delle tecniche antistress e meditative al fine di contrastare problemi di salute quali ipertensione, ischemia del miocardio, dolore cronico, malattia infiammatoria intestinale, infezioni e dipendenze da droga e cibo.

 È stato, infatti, dimostrato che, aggiunta ad una terapia standard, la meditazione porta netti miglioramenti, superiori alla norma, nei pazienti affetti da questi problemi. In questa direzione, anche l’Italia ha fatto la sua parte. Nel Belpaese infatti, si è osservato che i pazienti, dopo un corso base di circa 30 ore, mostravano un rilevante abbattimento della sintomatologia di tipo depressivo, ansioso, di somatizzazione e di inadeguatezza. Lo studio italiano è stato presentato all’ultimo Congresso della Società italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia (SPINEI); a presentarlo: Francesco Bottaccioli, presidente onorario della società scientifica; Antonia Carosella, insegnante di tecniche meditative; Raffaella Cardone e Monica Mambelli, psicoterapeute e Marisa Cemin, psicologa esperta in statistica. La ricerca ha preso in esame oltre 70 partecipanti ai corsi di Meditazione a indirizzo Pnei, condotti da Antonia Carosella, i quali sono stati monitorati tramite il Symptom rating test (strumento scientifico atto a valutare i cambiamenti sintomatologici).

 Il test, all’inizio del corso, mostrava un punteggio totale inerente la sintomatologia di 18.9; alla fine del test il punteggio totale era invece di 5.8: ciò significa che i sintomi hanno visto una riduzione di più di tre volte rispetto l’inizio del corso. Da quanto analizzato si può concludere che l’induzione di una RR, soprattutto in coloro che utilizzano da molti anni pratiche di rilassamento, “riduce lo stress e promuove il benessere attraverso un migliore utilizzo e una produzione di energia da parte delle cellule dei tessuti”.

 Lo studio è particolarmente interessante proprio per la diversa prospettiva da cui parte. E i risultati sono altrettanto interessanti: l’influenza positiva delle tecniche di rilassamento potrebbe avere delle conseguenze anche sulle risposte alle cure per il cancro, laddove un approccio mentale positivo durante la cura della malattia produca effetti sensibilmente migliori nella cura stessa, rispetto ad un approccio mentale negativo.

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