giovedì 13 ottobre 2016

I volti dei cattivi si ricordano meglio. Lo studio condotto dal Centro Milanese di Neuroscienze.



L'Huffington Post | Di Redazione

 I volti delle persone cattive si ricordano meglio. Ecco perché ci ricordiamo benissimo che faccia avevano i dittatori, chi ci ha ferito o i cattivi dei film. Lo ha verificato una ricerca dell'Università di Milano sulla formazione del pregiudizio. I risultati mostrano che bastano solo 500 millisecondi per formare un pregiudizio negativo, e che questo rimane impresso nella mente più di quello positivo.

 Lo studio condotto al Bicocca Erp Lab, parte del Centro Milanese di NeuroscienzeLo studio ha coinvolto 17 studenti universitari, 11 femmine e 6 maschi, per un esperimento diviso in due fasi.
 Nella prima sessione, definita di codifica, ai volontari sono state mostrate 200 facce a cui era stato associata una breve storia di fantasia che descriveva le caratteristiche positive o negative di ognuno.
 Dopo 30-45 minuti, i volontari sono passati alla seconda fase dell'esperimento, quella di riconoscimento. I candidati sono stati sottoposti a un test della memoria del tipo 'vecchio/nuovo': insieme alle facce già viste, ne sono state aggiunte altre 100, stavolta senza alcuna frase di accompagnamento.
 Nel caso in cui il volto fosse stato già visto, il candidato doveva premere un tasto. I risultati mostrano che in soli 500 millisecondi, il pregiudizio negativo si era già formato, portando i volti connotati negativamente ad essere più familiari, mentre quelli connotati positivamente non venivano spesso riconosciuti.


 I pregiudizi negativi sono in genere associati alla crudeltà e alla totale mancanza di empatia, ad azioni illegali particolarmente gravi, sopratutto quelli commessi contro altre persone. Grazie ad una cuffia dotata di elettrodi, è stato possibile identificare come, di fronte ai volti connotati negativamente, si registri un'attività più intensa della corteccia prefrontale del cervello, e una codifica più profonda. E' come se nella mente risuonasse un campanello d'allarme.

"Questo studio - spiega Alice Mado Proverbio, che ha coordinato lo studio - si inserisce nella linea di ricerca della teoria della mente sulle basi neurali del cervello sociale e del cervello morale. Siamo portati a farci un'idea immediata dello stato mentale di una persona che abbiamo davanti, la guardiamo e cerchiamo di immaginare cosa c'è nella sua mente".

 Non solo i volti dei "cattivi" risultavano più familiari, ma andavano a stimolare le regioni "emotive" del cervello, cioè quelle limbiche, e para-ippocampali, che conservano la memoria dello stato d'animo provato durante il primo incontro con quei volti.

 La formazione del pregiudizio influenza molto il nostro comportamento: alla sua base, c'è una sorta di istinto di sopravvivenza, che permette di riconoscere velocemente, anzi in mezzo secondo, chi è pericoloso o dannoso.

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