domenica 16 ottobre 2016

Nuove ricerche scientifiche sull’Ayahuasca




Intervista integrale al Professor Tiago Arruda Sanchez dell’Università Federale di Rio de Janeiro.



 L’Ayahuasca è una miscela dei succhi di due piante tropicali: la Banisteriopsis Caapi e laPsychotria Viridis. Contiene, tra le altre cose, il DMT, sostanza capace di indurre una profonda modificazione nello stato di coscienza, incluse modificazioni nella percezione emozionale e cognitiva, che può manifestarsi in diversi modi.

 Questa miscela è utilizzata da millenni da alcune popolazioni indigene dell’Amazzonia sia brasiliana che peruviana. Per loro è una pianta sacra e la sua assunzione avviene in determinate cerimonie, peraltro piuttosto frequenti. La utilizzano soprattutto gli sciamani, in Brasile chiamati pajé, per sperimentare una profonda comunicazione con il mondo spirituale. Sembrerebbe che l’Ayahuasca faccia vedere le cose così come sono realmente. Il tema è profondo e complesso e non è certo possibile esaurirlo con un post. D’altra parte si tratta di un argomento interessante, che coinvolge la coscienza. Ma soprattutto l’uso di questa sostanza si sta diffondendo negli Stati Uniti e in Europa e anche in altri paesi. Il fenomeno è stato oggetto di critiche, poiché ha assunto caratteri commerciali che non tengono conto della sacralità della bevanda e nemmeno della sua potenziale pericolosità, assunta nei contesti non corretti. È qualcosa da trattare con attenzione, sebbene contenga aspetti assai interessanti. E la demonizzazione a priori del fenomeno della ricerca della modificazione dello stato di coscienza non aiuta a comprendere cosa esso sia realmente.

 Il dibattito è ancora aperto ed è complesso e delicato.

 Il 1° e 2 di ottobre scorsi ha avuto luogo a Praga Il Global Beyond Psychedelic Forum. Decine di scienziati delle più eminenti università del mondo si sono riuniti per discutere delle ultime ricerche da loro effettuate sulle sostanze psichedeliche, sintetiche e naturali, attraverso lo studio dei loro potenti effetti sul sistema nervoso. Sostanze come Ayahuasca, Ibogaina, Psilocibina, MDMZ, Acido Lisergico, Ketamina e altre.

 Uno di loro è il Professor Thiago Aruda Sanchez dell’Università Federale di Rio de Janeiro (UFRJ). Siamo andati a trovarlo per fargli alcune domande sulla ricerca che sta facendo da circa due anni su un campione di 19 soggetti che assumono regolarmente Ayahuasca per usi religiosi.

 Il professore ci ha ricevuti negli uffici della sezione informatica del suo laboratorio della UFRJ. Qui pubblico (per ragioni di spazio) una sintesi del nostro incontro.

 “Professore, che tipo di ricerca sta facendo?”

 Sanchez: L’esperimento lo stiamo conducendo su persone di esperienza che da almeno due anni prendono l’Ayahuasca. Osserviamo modificazioni comportamentali e cerebrali nei soggetti prima e dopo l’assunzione, che avviene in laboratorio. La variazione che osserviamo è di tipo emozionale. La regolazione emozionale. Si manifesta una riduzione di ansia e della risposta emozionale avversiva dopo l’assunzione di Ayahuasca. Chiediamo al soggetto di riempire un questionario con alcune domande stimolanti sul piano emozionale. Prima dell’assunzione e dopo. Inoltre, durante un esame di immagini di risonanza, dopo l’assunzione mostriamo alcune immagini di persone di fronte alle quali i soggetti devono dare una semplice risposta Sì/No premendo un bottone. Devono solo riconoscere il genere delle persone dai volti.

 Osserviamo questo effetto tramite la Risonanza Funzionale, che produce immagini. Otteniamo un’immagine digitale del cervello ogni due secondi. L’immagine da informazioni principalmente sul flusso sanguigno e quindi dell’attività cerebrale in risposta a uno stimolo. Tutte le immagini vengono montate insieme, come un film, in modo da poter osservare la variazione di flusso sanguigno nel tempo. In pratica un aumento del flusso sanguigno in un’area del cervello significa una maggiore attività in quell’area.

 L’esame viene effettuato due volte. Prima e dopo l’assunzione dell’Ayahuasca. Dopo l’assunzione si attende che la sostanza (in circa 40/50 minuti) faccia effetto.

 Utilizziamo emozioni avversive come stimolo nel compito di riconoscimento dei volti. Sotto l’effetto della sostanza la risposta emozionalmente negativa si attenua.

 L’esperimento in atto, condotto su 19 persone, non è che il secondo di una serie di mie ricerche. Presenteremo i primi risultati al Beyond Psychedelic Forum. Quello che sembra emergere dallo studio è una riduzione della risposta emozionale e un aumento dell’attività nelle aree cognitive del cervello. Questo potrebbe suggerire un effetto terapeutico, ma l’esperimento è stato effettuato per ora su persone sane. Ora occorrerebbe realizzare esperienze su soggetti con problemi di ansia e depressione. Dunque occorre procedere con cautela e continuare a sperimentare.

 Il lavoro è finanziato da una Fondazione pubblica di Rio de Janeiro. Si tratterà di una vera e propria linea di ricerca.

 I volontari sono stati reperiti tramite contatti con gruppi che utilizzano Ayahuasca, come per esempio il Santo Daime. Sono tutte persone che hanno dai due ai 40 anni di esperienza con la sostanza.

 Uno dei primi studi realizzati in questo senso è del professor Jordi Riba, spagnolo, uno dei massimi esperti nella ricerca su Ayahuasca. Sarà presente anche lui al Forum. Aveva già notato un aumento dell’attività di una struttura del cervello chiamata “insula”, legata all’attività emotiva. Sono stati condotti altri studi. Ad esempio all’Università di San Paolo, un gruppo di ricercatori, con i quali collaboravo, ha effettuato una ricerca su pazienti clinici affetti da depressione. Si è osservato un miglioramento delle loro condizioni nel giro di una settimana, con la durata per un periodo fino a venti giorni, con l’assunzione di un’unica dose di Ayahuasca.

 Stiamo pensando di realizzare serie di esperimenti analoghi sugli effetti emozionali in soggetti che utilizzino da tempo la meditazione. Sembra che la meditazione produca un miglioramento cognitivo che influenza la risposta emozionale nei soggetti.”

 “Occorre sottolineare che di solito l’Ayahuasca viene assunta all’interno di un contesto rituale ben organizzato che presenta rituali, fuoco, arredi di un certo tipo?

 Continua il professor Sanchez: “E’ ciò che noi in termine tecnico chiamiamo “set” e “setting”. Questo coinvolge il contesto preciso per l’uso della sostanza ed è legato alla conoscenza antropologica del fenomeno. Ho parlato con alcuni antropologi dell’importanza che possono avere tali elementi nella produzione di effetti che la sostanza produce sul piano emozionale.

 Sul piano scientifico noi dobbiamo ancora attenerci sempre a dati quantitativi misurabili.”

 “Perché avete deciso di fare proprio questa ricerca?”

 “Durante il dottorato lavoravo con lo strumento delle neuroimmagini sul tema della regolazione emozionale, poiché mi interessava esplorare la coscienza. Uno dei modi per studiare la coscienza è proprio attraverso le sue modificazioni. Modificazioni che possono essere indotte con training cognitivo, stati meditativi o con l’assunzione di sostanze. Queste ultime presentano ancora dei limiti per la scienza mondiale, poiché la maggioranza degli psichedelici è proibita, persino per la ricerca scientifica e per la ricerca ad uso medico. L’Ayahuasca qui in Brasile presenta una breccia, poiché è autorizzata per usi sacri e rituali, ma anche scientifici e addirittura il governo ne incentiva lo studio. Cosa che avviene poiché c’è l’interesse a capire cosa faccia chi la assume ritualmente.

 Attraverso un contatto che avevo con un utilizzatore abituale di Ayahuasca, con il gruppo del Santo Daime, decisi con il mio relatore di avviare relazioni con questo gruppo e testarne la disponibilità a farsi studiare. Continuiamo la ricerca poiché le scoperte stimolano ulteriori curiosità e oggi riteniamo interessante capire cosa accade nel cervello con l’utilizzo di sostanze diverse. Che è poi il tema del Convegno. Ma vogliamo anche conoscere meglio il funzionamento del cervello e la sua relazione con la salute mentale. Negli ultimi anni ci sono stati interessanti sviluppi.

 Oggi la neuroscienza dispone della tecnologia necessaria per capire di più sull’argomento. Le sostanze naturali sono un possibile strumento in più, così come può esserlo la meditazione. Questi stessi fattori sembra siano utili alla regolazione emozionale.

 Recentemente è stato realizzato un nuovo giornale scientifico sul tema. Abbiamo avuto difficoltà a trovargli un nome adeguato, vista la polemica e la stigmatizzazione sulle droghe la cui nascita risale ormai agli anni ’60. Alla fine abbia scartato il termine allucinogeno e optato per psichedelico, che significa ciò che rivela la mente. Non tutte le sostanze psicoattive causano allucinazioni e non tutte modificano la percezione, che è solo un aspetto della coscienza. Gli psichedelici sono sostanze psicoattive che causano modificazioni dello stato di coscienza tramite modificazione della percezione, delle emozioni e delle funzioni cognitive.

 Sono stati suggeriti anche altri termini come enteogeno o psicointegratore.

 Psichedelico ci sembrava quello giusto. È già in distribuzione e si chiama Journal of Psychedelic Studies (http://submit.akademiai.com/jps/index.php/jps).

 Ma occorre sottolineare che il professore non studia solo gli psichedelici bensì la depressione, l’emicrania, la sclerosi multipla e numerosi altri aspetti legati alla coscienza.

 La ricerca avviene su diversi fronti principalmente attraverso l’uso delle neuroimmagini, supportati da test comportamentali e relazioni dei soggetti sulle loro sensazioni. Una ulteriore opzione è la misurazione di flussi elettrici nel corpo umano.

 In futuro immagino di allargare la ricerca sia su campioni di popolazione che non assumano abitualmente sostanze, con il supporto di medici e psichiatri. Per ora comunque rimaniamo sullo studio di fenomeni emozionali e cognitivi sul campione già allo studio.”

 Grazie professore, avremo ancora modo di parlarne.

 Ho realizzato l’intervista in collaborazione con Lidia Urani.

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