Rilassamento e attenzione nella vita dei meditatori
E’ noto che chi medita è meno soggetto a stati ansiogeni e di stress. Ritorno a questo tema, dai più già conosciuto, per aggiungere qualche informazione più specifica. Uno dei primi ricercatori che nella metà degli anni ’70 si occuparono di questo fenomeno fu lo psicologo e insegnante a Harvard, Daniel Goleman, autore tra l’altro di “La forza della meditazione” e del best seller “Intelligenza emotiva”.
La sua sperimentazione dimostrò come la meditazione accelerava la ripresa da un eccitamento da stress psichico. Cosa significa ciò? Facilmente lo capiamo con un esempio fisico: se una persona sedentaria ed una allenata vengono invitati a fare un chilometro in bicicletta; al fine della corsa il cardiologo registrerà nella prima persona un’accelerazione cardiaca che si protrae nel tempo prima di ritornare alla normalità, e d’altra parte troverà che i battiti del cuore dell’atleta ritornano subito regolari, questo in forza del suo allenamento. Significa che l’atleta rispetto al sedentario ha una buona capacità di ripresa da un eccitamento da stress motorio.
Le cose sono simili sul piano psichico; qui la sperimentazione condotta da Goleman e Gary Schwartz ha posto acuni soggetti meditatori e non di fronte a situazioni di vita con un alto rischio di infortunio, riscontrando che nei meditatori si attivavano più istantaneamente tutti i parametri fisiologici della risposta istintiva al pericolo.
Scrive Goleman (in “La forza della meditazione”, pag 187-192): “non appena un incidente stava per accadere, i loro corpi si mobilitavano in quella che i fisiologi chiamano reazione di “lotta o fuga” per essere pronti ad affrontare l’evento stressante, così il loro ritmo cardiaco aumentava e cominciavano a sudare più dei non meditatori. Ma non appena l’incidente era passato, i meditatori si riprendevano meglio, i loro segnali di eccitamento corporeo calavano più rapidamente di quelli dei non meditatori; erano più rilassati quando i non meditatori continuavano a dare segni di tensione.”
Andando avanti nella sua ricerca Goleman spiega come: “tra chi medita si riscontra una minore incidenza di ansietà, di problemi psicologici, disordini psicosomatici, di raffreddori, mal di testa, insonnia. La persona ansiosa affronta i normali eventi della vita come se fossero crisi. Ogni minimo avvenimento aumenta la sua tensione, ed essa a sua volta ingigantisce un banale evento successivo come una scadenza, un colloquio importante, l’appuntamento con il medico, fino a farlo sembrare un pericolo.”
Ma la meditazione non migliora soltanto la capacità di rilassamento, ma pure la capacità di attenzione vigile, scrive Goleman: “L’affinamento dell’attenzione dura al di là della sessione di meditazione stessa: si mostra in una varietà di modi nel resto della giornata del meditatore.
Si è scoperto che la meditazione, per esempio, aumenta la capacità di raccogliere sottili segnali percettivi nell’ambiente, e di prestare attenzione a ciò che succede piuttosto che lasciare la mente vagare altrove. Ciò significa che nella conversazione con un’altra persona, il meditatore sarà più empatico, poiché egli può prestare un’attenzione più intensa a ciò che l’altra persona sta facendo e dicendo, e può raccogliere meglio i messaggi nascosti che l’altro sta inviando.”
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