La corsa? È out. L’ultima passione degli italiani è il walking. Si fa in città o lungo sentieri extraurbani. E camminare piace così tanto che a Milano il 5 e 6 novembre si festeggia il primo Walking day
di Paola Oriunno
Basta chilometri di running all’alba, estenuanti sessioni di allenamento e faticose mezze maratone. Il ritmo dello sport sta diventando lento e ha un nuovo nome:walking. Un’attività fisica e mentale da fare in città o lungo percorsi extraurbani. Sono già migliaia le persone che si avventurano su sentieri, alte vie alpine e tratturi italiani. Nel 2015, in 10.000 hanno fatto tappa ad Assisi percorrendo il Cammino Francescano. La Via Francigena, che nel Medioevo univa l’inglese Canterbury alla Puglia, ha registrato 7.000 passaggi.
Il walking allena mente e corpo
II boom del walking non è passato inosservato al ministero per i Beni culturali, che ha decretato il 2016 Anno nazionale dei cammini. E a Milano il 5 e 6 novembre ci sarà il Walking day, due giornate con allenamenti alla portata di tutti (walkingday.it). «La molla che spinge una persona a camminare per un’ora nel parco pubblico o per giorni interi lungo i sentieri di campagna è il desiderio di non avere limiti intorno a sé: tetti, muri, spazi chiusi che soffocano e bloccano pensieri ed energie» spiega la walking coach Sabrina Zanino. «Uscire di casa o dall’ufficio e andare con lo zaino in spalla diventa una forma di meditazione, un gesto lento, ipnotico e ripetitivo che regala lucidità e creatività». Inoltre, è un allenamento cardio a tutti gli effetti: secondo l’Istituto auxologico italiano, abbassa i livelli di colesterolo Ldl (cattivo), aumenta i livelli di colesterolo Hdl (buono), aiuta a controllare l’ipertensione, ed è l’ideale per la prevenzione delle malattie cardiache.
Il walking conquista le celebrità
Sulla collina di Runyon canyon park, a Los Angeles, è ormai diventato facilissimo scorgere dive come Amanda Seyfried, Natalie Portman, Ellie Goulding impegnate nel fitwalking, una camminata a passo spedito. Ma anche in Italia sono in crescita i trekking urbani e i gruppi di walker. Secondo un’indagine Doxa, parchi, giardini e strade cittadine sono particolarmente apprezzati dal 53% delle donne che fanno attività fisica. E la camminata veloce è amata dai cosiddetti “sedentari in movimento” che non fanno sport regolarmente ma sono attenti al proprio benessere. Insieme ai fan, crescono anche le offerte: oltre ai percorsi spirituali, ai nordic e urban trekking sono nate nuove discipline che hanno come filo conduttore il passo lento. Dal deep walking, in cui si sperimentano pratiche di meditazione, momenti di lettura condivisa ed esercizi di Qi Gong (www.deepwalking.org), al barefooting, camminate a piedi nudi in mezzo alla natura per riattivare la circolazione.
Il walking piace soprattutto alle donne
«Nei gruppi che accompagno c’è sempre una prevalenza femminile e l’età varia tra i 45 e i 65 anni» spiega Roberta Ferraris, guida della Compagnia dei cammini (www.cammini.eu) e autrice di libri sul tema come Il sentiero e l’altrove. L’Italia in cammino (Ediciclo). «Le donne si sentono rassicurate dal gruppo e amano il ritmo lento, meditativo, di questa attività». Roberta ha percorso tutta la Via Francigena in bici e alcuni tratti a piedi: ha fatto 6.000 chilometri in 8 mesi e il periplo della Sardegna in tenda per 2 mesi e mezzo.
Ma sono tante le appassionate che hanno trasformato questa disciplina in una ragione di vita o in un mezzo per lanciare un messaggio. Come le 10 le donne colpite da tumore e supportate dall’associazione Anastasis di Adro (Brescia) che hanno affrontato gli ultimi 120 chilometri del Cammino di Santiago passo dopo passo per sfidare la malattia (www.associazione anastasis.it). «Volevamo dimostrare che, nonostante la sofferenza, si deve scegliere di vivere» dice Annarita Piccioli, presidente dell’associazione.
Il walking aiuta a liberarsi dalle zavorre
Tra i pregi del walking c’è la facilità con cui si può praticarlo: i medici consigliano di camminare almeno 30 minuti al giorno, ma per chi vuole cimentarsi in percorsi più impegnativi il consiglio è di partire dalla preparazione dello zaino. «Ha un significato strategico» dice la walking coach Sabrina Zanino. «Porti con te l’essenziale, scegli quello che ti serve davvero, ti liberi di zavorre inutili. E una volta a casa, replichi nel quotidiano quel modello di vita e di benessere. Il cammino, un passo alla volta, diventa una nuova strategia di sopravvivenza. È come un clic che scatta: dopo non sei più la stessa».
Chi sono i walker?
Secondo un’indagine del Touring Club Italiano, tra le motivazioni che spingono ad affrontare un cammino la spinta religiosa è valida solo per il 10% degli intervistati. Il 22% si muove per interessi culturali, il 17% lo fa per provare un’esperienza lontana dal turismo di massa, il 13% ha bisogno di staccare dalla routine e il 12% di sfidare se stesso.
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