mercoledì 2 novembre 2016

Il cervello di chi soffre di solitudine funziona in modo diverso


Due ricercatori offrono un metodo per evitare l'isolamento, in 4 passi



 La solitudine è una spirale: chi sente di essere isolato e fuori dal giro delle relazioni sociali, inizia a sviluppare una serie di comportamenti negativi che hanno lo scopo di scansare gli altri, solo per evitare di essere rifiutati. Una sorta di atto di difesa che non fa altro che aggravare il malessere di partenza. A gettarsi nello studio di questo "cane che si morde la coda" sono stati due noti studiosi della psicologia della solitudine, moglie e marito, Stephanie e John Cacioppo, dell'università di Chicago. I due hanno voluto far luce sul funzionamento del cervello delle persone sole: in risposta a segnali negativi, la loro attività cerebrale sarebbe molto più veloce e pronunciata rispetto a quella di altri. È come se le loro menti fossero "iper allertate" di fronte ad ogni tipo di pericolo o minaccia sociale.

 Le loro ricerche sono state pubblicate su due riviste scientifiche, "Cortex" e "Cognitive Neuroscience": per entrambe, sono stati selezionati volontari molto soli e altri che, invece, non soffrivano affatto di solitudine. In entrambe è stato chiesto ai partecipanti di identificare parole con significato più o meno "sociale" attraverso i colori o attraverso i disegni. Nel momento in cui a chi soffriva di solitudine veniva sottoposta una parola con un'implicazione negativa, la loro attività cerebrale aumentava.
 
"Solitudine non significa stare da soli - si legge in un articolo del Wall Street Journal dedicato alle ricerche -. Puoi essere contento anche stando da solo. La solitudine è ciò che sente chi è socialmente isolato, si ha quando c'è un mancato collegamento tra le relazioni sociali desiderate e le vere relazioni. È importante capire cosa la solitudine può fare al tuo cervello - ad esempio, può renderlo super attento alle possibili minacce e bravo ad auto-preservarsi. Sentirsi isolati può significare che hai bisogno di reinterpretare la visione delle tue interazioni sociali, dice il dottor Cacioppo. Per esempio, se senti che un amico ti ha mancato di rispetto, chiedi a te stesso, prima di tutto, se sei stato ostile o in 'modalità isolamento' e se il tuo amico ha solo reagito al tuo comportamento. Perché, come afferma lo psicologo, hai bisogno di capire che potresti essere tu il responsabile di tutto questo'".

"Se mi sento solo, il mio cervello è già in allerta", spiega John Cacioppo, secondo il quale, proprio per questo motivo, è necessario combattere l'urgenza di isolarsi. Ma come? Lo psicologo ha elaborato un metodo, chiamato "Ease method", che dovrebbe riuscire ad aiutare le persone che soffrono di solitudine cronica ad uscire dal loro stato e a non commettere l'errore di aggravare la loro condizione. Ecco i quattro passi:

1. Espandi te stesso. Questo significa accettare alcuni inviti anche quando non se ne ha voglia. "Non puoi fare rete se continui ad isolarti o se continui a vivere online, dove molte persone mostrano un'identità non autentica", spiega Cacioppo.

2. Elabora un piano d'azione. Non basta rispondere a inviti a caso. Prendi un calendario e mappa la tua vita sociale. Assicurati che nella tua settimana ci siano abbastanza attività sociali da fare. Se non ne hai nessuna, prendi l'iniziativa e pianifica qualcosa, invitando altri a divertirsi insieme a te. "La semplice consapevolezza che non siamo vittime passive e che abbiamo un po' di controllo della situazione e che possiamo cambiare la nostra condizione cambiando i nostri pensieri, le nostre aspettative e i nostri comportamenti può avere un effetto incredibile", consiglia lo psicologo.

3. Seleziona. È importante passare del tempo con le persone giuste, che condividono, possibilmente, i tuoi stessi interessi. Se non ci sono persone simili nella tua vita, è arrivato il momento di fare un piano per incontrarle. Ciò significa andare nei posti giusti. Secondo Cacioppo, il modo migliore per uscire dalla solitudine non è la quantità di rapporti che possiamo stringere, ma la qualità.

4. Aspettati il meglio. Chi soffre di solitudine tende a leggere le azioni altrui in modo sbagliato: se un amico risponde male, chi si sente solo non tenderà a pensare che può averlo fatto perché magari ha avuto una brutta giornata o era troppo impegnato. Per lo psicologo, è importante concedere agli altri il beneficio del dubbio. Più riusciamo a scoprire buone qualità in noi stessi, più riusciamo a vederle negli altri. 

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