martedì 1 novembre 2016

Gli Eremiti latini e il richiamo della foresta


 Gli eremiti di Minucciano (Lucca - Garfagnana - Alpi Apuane), seguono la regola di san Benedetto declinata secondo la spiritualità romualdina (quindi con un'accentuazione del ritiro e della solitudine, nonché del distacco dal mondo). 

 Chi li conosce saprà bene che da anni gli eremiti erano tre: fra' Mario (fratello anziano), padre Lorenzo (l'unico sacerdote) e fra' Claudio. Negli ultimi anni, però, la comunità si è ampliata ed è ora raddoppiata di numero, con l'arrivo di tre nuovi membri: fra' Marco, fra' Daniele e Davide. Traggo quest'informazione da La voce dell'eremo della B.V. del Soccorso (Natale 2014). Per coloro che non conoscessero questa realtà, numericamente piccola ma spiritualmente molto attiva e che ha raggiunto anche una certa fama sanctitatis, penso di postare qualche notizia nei prossimi giorni in questa discussione.

Storia del santuario ed eremo della Beata Vergine del Soccorso di Minucciano

 La Garfagnana. nell'angolo nord occidentale della Toscana, è da secoli terra di eremi e romiti. Di tutti - ed erano molti - che la biancheggiavano in passato, ne sono rimasti pochissimi. Uno di essi è l'eremo-santuario della Beata Vergine del Soccorso di Minucciano. 

 La struttura sorge a un paio di chilometri dal centro del paese. Verso il 1500 qui venne edificata un'edicola in onore della Vergine del Soccorso, anche se forse già in precedenza in quel luogo sorgeva un'ospizio per pellegrini. Ai primi del Settecento all'oratorio (attuale abside e presbiterio) vennero aggiunti la navata e due cappelle laterali. Sempre nel XVIII secolo la chiesa venne dotata di un bell'altare maggiore in marmo di Carrara, sovrastato da un pala cinquecentesca della Vergine del Soccorso. 

 Per quanto riguarda gli eremiti, il primo di essi sembra essere stato un certo Romei di Gorfigliano, eletto nel 1659. Con lui inizia una serie ininterrotta di romiti, che giunge sino ai giorni nostri. Ricordo tra di essi fra Bartolomeo Baldini (periodo all'eremo: 1701-1716), che svolse una notevole attività edilizia (oltre a quanto riportato sopra, costruì il primo vero e proprio ambiente per abitazione degli eremiti); fra Celestino Pinelli (1819-1883), che molto si prodigò per l'eremo e la chiesa (ampliamento dell'eremo; acquisto di nuovi paramenti ed oggetti liturgici; ricostruzione di parte della chiesa distrutta da una frana); fra Iacopo Chiavacci (1883-1891) (ricostruzione di una cappella e sagrestia); fra Sante Spadoni (1900-1953), semplice, mansueto e pio (restauro dell'eremo dopo un incendio) e fra Marco Cortesi (1937-1982) (numerosi restauri e migliorie). Alla sua morte il suo mantello fu raccolto da fra Mario Rusconi, nativo di Valmadrera, che l'anno successivo (1983) fu raggiunto da padre Lorenzo Renelli, di Milano. A loro nel 1990 si aggiunse fra Claudio Canali, anch'esso valmadrerese. Negli ultimi anni si sono aggiunti gli eremiti fra' Marco, fra' Daniele e Davide. 

 Questa comunità è stata riconosciuta dall'arcidiocesi di Lucca come associazione pubblica maschile non clericale con decreto dell'11 novembre 1994. Osservano la regola di san Benedetto declinata secondo la spiritualità romualdina con statuti propri. Sono spiritualmente affiliati agli eremiti camaldolesi di Montecorona dal 10 ottobre 1997.

Il carisma degli eremiti di Minucciano

 I monaci di Minucciano seguono un tipo particolare di vita. Pur seguendo la regola di san Benedetto, infatti, non sono dei cenobiti in senso stretto, né degli anacoreti in senso stretto, ma conducono un genere di vita che coniuga entrambi gli aspetti. Certo, la regola benedettina, seguita in maniera radicale come fanno loro, è piuttosto adatta a questo genere di vita, che si rifà alla nobile figura di san Romualdo (952-1027). Non per nulla sono spiritualmente affiliati ai montecoronesi, che sono dei benedettini eremiti che si rifanno proprio al carisma romualdino. 

 Da segnalare che la comunità si trova ad alcune decine di chilometri di distanza in linea d'aria (quindi relativamente vicina) dalla Certosa di Farneta, con la quale i monaci di Minucciano intrattengono buoni rapporti. Lo scorso anno essi hanno partecipato alla festa del Corpus Domini celebrata nella Certosa (privilegio che, come è noto, i certosini sono piuttosto restii a concedere) e in passato fra' Claudio, il creativo degli eremiti minuccianesi (con un passato di cantante rock), ha scolpito una statuetta in marmo di san Bruno proprio su incarico della Certosa (qualche foto dell'evento qui).

 Il carisma dei monaci di Minucciano è eminentemente contemplativo (adorazione, lode, culto a Dio) e centrato sull'Opus Dei, cioè sulla liturgia. La Santa Messa quotidiana (celebrata da padre Lorenzo, l'unico sacerdote della comunità) si tiene normalmente nella forma ordinaria del rito romano, ma in diverse occasioni (specialmente il giovedì) si tiene nella forma extra-ordinaria. La liturgia delle ore prevede sette momenti giornalieri di preghiera e il canto di tutto il Salterio nell'arco di una settimana, come previsto espressamente dalla regola benedettina. I monaci sono comunque attentissimi a che le celebrazioni avvengano con dignità, decoro e attenzione. In totale tutto questo tiene impegnato i membri per circa quattro-cinque ore al giorno. A questi momenti si aggiunge la preghiera personale, solitaria, per circa tre ore al giorno.

 Un altro aspetto del loro carisma è il lavoro. Esso si svolge generalmente la mattina per circa tre ore. E' di vario tipo: manuale (manutenzione, cucina, orto, pulizia dei boschi, taglio della legna) e intellettuale (corrispondenza con simpatizzanti e oblati, preparazione di conferenze, assistenza spirituale).

 Aspetto oggi negletto nella Chiesa, ma ancora coltivato a Minucciano, è quello dell'austerità. I monaci vivono in astinenza quasi perpetua dalle carni, mentre durante le tre quaresime (la prima è quella dell'Avvento, dall'11 novembre alla vigilia di Natale; la seconda è quella classica, sei settimane prima di Pasqua; la terza è quella di san Michele, dal 20 agosto al 28 settembre) si astengono anche da latte, uova e formaggio. Colazione e pranzo sono prese in comune, mentre la cena è quasi sempre solitaria. In Quaresima anche il pranzo comune viene ridotto. Oltre a questo, all'eremo non vi sono né radio né tv né internet e solo pochi giornali, tutti di orientamento cattolico.

 Collegate all'austerità sono anche la disciplina della solitudine e del silenzio. I monaci vivono buona parte della giornata da soli nella propria cella, mentre il grande silenzio viene osservato dai Vespri del giorno precedente sino a Terza del mattino successivo.

 Nonostante questo, a Minucciano si pratica una discreta accoglienza degli ospiti. I monaci sono sempre disponibili per colloqui e istruzioni spirituali, ma per coloro che desiderano condividere con la comunità qualche giorno in più, è a disposizione un modesto locale di foresteria a pochi metri dall'eremo. In questo modo essi praticano il comando di san Benedetto, di accogliere l'ospite come Cristo in persona (RB 53,1). [Fonte principale: Mario Rusconi (a cura di), L'eremo della B. V. del Soccorso in Minucciano e il movimento eremitico in Garfagnana, Seriate (BG), edizioni Kolbe, 1999.]

 Uno dei monaci di Minucciano, fra Claudio Canali, ha avuto in gioventù una vita piuttosto strana. Non immaginava proprio che sarebbe finito in un eremo. Perché proprio non cantava in gregoriano... Ma non vi svelo altro e vi invito a leggere lo scritto che lui stesso ha redatto raccontando la sua storia: http://www.laboratoriodellafede.net/...a-nascosta.pdf 

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