di NICOLA PINNA
I manager si presentano chiassosi all’ora dei vespri, qualcuno è appena uscito dall’ufficio. Arrivano uno dopo l’altro, disorientati e trafelati, tutti con la valigia in mano e la suoneria del telefonino a tutto volume. Ma al tramonto i monaci pregano e nel monastero bisogna entrare senza disturbare, rispettando rigorosamente la consegna del silenzio. «Questo è il momento più importante delle nostre lezioni - dice padre Gianni -. Il silenzio significa ascolto. Sia chiaro: prima di comandare è indispensabile saper ascoltare. Bravi dirigenti si diventa solo così e noi è tutto ciò che cerchiamo di spiegare». Nei programmi dei soliti master, le sessioni di meditazione non sono previste, ma questo è un corso di alto livello per diventare «manager di Dio».
La business school della meditazione si svolge all’interno di un’abbazia e le lezioni le impartiscono i benedettini. La cura delle anime, dunque, si può applicare alla gestione di un’azienda? Ci credono diverse aziende italiane, che hanno iscritto i propri dirigenti alla «scuola di leadership» organizzata nell’antico complesso di San Pietro di Sorres, in un angolo verde (e in questi giorni ventoso) della provincia di Sassari. Nel silenzio delle campagne di Borutta, i dirigenti che non si accontentano dei tradizionali corsi di formazione provano per tutto il fine settimana ad apprendere i principi della regola benedettina.
Il caos dell’ufficio qui potrà essere dimenticato. Per più di 48 ore niente cellulare e niente computer: al bando mail, notifiche e conference call. «L’insegnamento di San Benedetto può essere prezioso per chi vuole amministrare e far crescere una società - spiega padre Gianni -. Una delle regole fondamentali è quella sulla valorizzazione delle competenze e delle attitudini del prossimo. Dei dipendenti, nel caso di un amministratore aziendale». I monaci benedettini si sono ritirati in questa antica abbazia nel 1955. Ma non vivono ai margini del mondo moderno. «Semmai, sono custodi di una lezione che ha dimostrato la sua efficacia nei secoli: la regola benedettina è una lezione sperimentata, validata dalla storia», sostiene Rocco Meloni, titolare di una società di formazione con sede in Ogliastra che da 30 anni organizza corsi per le aziende di mezza Italia. «I manager moderni dimenticano i principi dell’economia di comunione - aggiunge padre Gianni -. Cosa dovrebbero fare? Per esempio dividere gli introiti con i lavoratori e collaborare lealmente con le altre aziende».
Al master dei monaci non ci sono slide: né sessioni di training, né stage conclusivi. Il coffee break è l’unica concessione ai tempi e ai linguaggi moderni. Per il resto, il programma è scandito da momenti precisi: le presentazioni, i seminari, il lavoro manuale e la meditazione. Celebrazioni liturgiche e letture spirituali chiaramente non potevano mancano, ma questi non sono tre giorni di catechismo. «La regola benedettina è composta da 73 articoli e solo i primi riguardano la vita religiosa - precisa l’organizzatore del seminario -. Tutti gli altri sono dedicati all’organizzazione del lavoro».
Le aziende che hanno mandato in ritiro i dirigenti hanno chiesto massima riservatezza. E i monaci ovviamente la rispettano. Ma prima della cena qualcuno sfugge alla consegna del silenzio. Antonello Bosa, per esempio, è dipendente di una catena di negozi di elettronica con 160 punti vendita in tutta Italia: «Per noi è un esperimento, vogliamo vedere se possiamo migliorare qui le competenze dei nostri dirigenti». In classe c’è anche qualche funzionario pubblico, il dirigente di un liceo classico e il rappresentante di una grande compagnia telefonica: «Non ci convincono le lezioni dei tanti guru che scrivono libri e pensano di cambiare la storia e l’economia».